2. DI COSA SI TRATTA?

La Mastoplastica Additiva è una procedura chirurgica volta a dare volume alle mammelle. Questa definizione, alquanto generica, include anche l’utilizzo di una protesi che procedure in cui si riesce a dare volume al seno utilizzando prodotti riempitivi, come ad esempio il grasso prelevato da altre zone corporeo ed iniettato come volumizzante. Questa tecnica, per quanto interessante, risulta di fatto una procedura di nicchia per la bassa capacità di dare forma e volume.

Ritornando quindi al quesito iniziale, la differenza fondamentale tra la Mastoplastica Additiva e la Mastopessi con protesi è sostanzialmente legata alle condizioni di partenza:

in una mammella normoconformata ma di basso volume verrà eseguita la M. additiva semplice; nel caso di un seno ptosico (discesa del complesso areola-capezzolo), di pelle in eccesso o ad esempio nel caso fosse necessario ridare forma al seno, sarà senz’altro necessario eseguire una mastopessi, un vero e proprio lifting del seno, con ovviamente più cicatrici. Questa tecnica verrà affrontata a parte.

6. SCELTA DELLA PROTESI

Le indicazioni principali alla mastoplastica additiva sono sicuramente il miglioramento globale della mammella, in termini di forma e volume.

Alla luce di tutte le informazioni che vi ho dato, probabilmente sarete ancora più confusi di prima!

Proviamo a fare un po' di chiarezza.

La scelta della protesi è un momento fondamentale nel percorso che porta alla chirurgia.

Si tratta infatti di un momento cruciale che non può prescindere da una sintonia che deve nascere con il proprio chirurgo.

Il paziente deve riflettere su due aspetti: forma che si vorrebbe avere e volume finale.

NB: Prima di andare avanti mi preme ricordare che il volume di una mammella non viene indicato con prima, seconda, etc..bensì in coppa. Quindi le due misure fondamentali sono quelle che indicano la circonferenza toracica (prima: 70 cm, seconda: 75 cm, terza: 80 cm, quarta 85 cm etc) e quelle che definiscono il volume mammario (coppa A,B,C etc.).​

Facciamo un esempio:

PAZIENTE IPOTETICO: la paziente parte da una prima coppa B: immaginiamo quindi una ragazza esile, con torace stretto e volume mammario piccolo.

IPOTESI A: Desidera ottenere un risultato naturale, con volume medio ed in armonia con il proprio corpo: potrebbe orientarsi su una protesi anatomica, di media proiezione e con volume tra 250 e 330 grammi.

IPOTESI B: Desidera un bel decollete, un effetto visibile: a lei potrebbe essere proposta una protesi rotonda, con una proiezione moderato plus ed un volume tra 300 e 400 grammi.

Sono solo due esempi che però possono aiutare a fare chiarezza.

Io ad esempio invito la paziente a venire in visita portando con se un reggiseno senza push up, come un costume da bagno e durante la visita provo insieme a loro varie protesi con differenti forme e volumi in modo da fare una prova dal vivo di tutte le possibilità. Tutti i miei pazienti eseguono una visita preliminare con l’anestesista almeno una settimana prima dell’intervento. Ho notato che questo approccio combinato chirurgo-anestesista permette ai pazienti di avvicinarsi all’intervento con maggiore serenità e chiarezza su quello che avverrà.

8. INTERVENTO CHIRURGICO

In sede preoperatoria il paziente viene rivalutato dall’equipe composta dai chirurghi e dagli anestesisti. Si esegue un rapido briefing in cui si ridiscutono tutte i passaggi dell’operazione.

A questo punto si entra in sala operatoria.

La procedura viene eseguita in Anestesia Generale o in Sedazione.

L’intervento può avere una durata variabile, in media 60-90 minuti.

Le cicatrici, come detto in precedenza, potranno essere localizzate a livello dell’areola o del solco mammario. La lunghezza è di pochi cm.

I punti di sutura sono quasi sempre riassorbibili e tendono a scomparire nel giro di 15 giorni.

Di norma il paziente resta in osservazione nelle prime 12-24 h ed il giorno dopo può tornare a casa.

9. POST-OPERATORIO

Il giorno della procedura si resta in osservazione in clinica.

Spesso vengono utilizzati dei drenaggi, ovvero due piccoli tubicini collegati ad un mini serbatoio esterno.

A cosa servono i drenaggi?

Questi device hanno una doppia funzione: fungono da sentinella in caso di sanguinamenti postoperatori ed evitano che il siero che si produce dopo l’operazione vadano in contatto con gli impianti. In genere vengono rimossi dopo 2-3 giorni.

Nelle prime 24 ore postoperatorie verranno somministrati farmaci antidolorifici ed antibiotici che saranno poi prescritti anche in dimissione per almeno 5-6 giorni.

Verrano eseguiti controlli periodici ambulatoriali a distanza di 3,7,14, 21 giorni dall’intervento.

10. COSA FARE E COSA NON FARE

Dopo una mastoplastica additiva, è preferibile osservare riposo per almeno 7-10 giorni ed astensione dalle attività lavorative e sportive per almeno 10-15 giorni.

Nel caso di posizionamento dell’impianto in sede retro-muscolare, la ripresa completa ed il ritorno alle attività sportive può richiedere anche 10 giorni in più.

Evitare quindi anche sollevamento di pesi nelle prime settimane.

11. RISCHI E COMPLICANZE

Questa procedura presenta rischi relativamente bassi.

Le complicanze più comuni possono essere:

Sanguinamenti: possono avvenire nelle prime 12-24 ore dall’intervento. Il drenaggio aiuta nella diagnosi precoce e nell’eventuale revisione chirurgica

Contrattura capsulare: si tratta di una reazione del corpo ad un corpo estraneo (protesi).

Consiste nella produzione di una sottile capsula che il corpo umano crea per “proteggersi” da quella che crede essere una minaccia esterna.

In realtà questo fenomeno avviene sempre. Nella maggior parte dei casi è di forma lieve e non viene percepito dalla paziente. In una piccola percentuale di casi, questa capsula è di spessore tale da deformare la protesi e provocare dolorabilità. Può essere trattata chirurgicamente e rimossa. Le principali aziende produttrici di protesi prevedono un’assicurazione ed un rimborso in caso di comparsa.

Rottura: può accadere che la protesi a seguito di traumi o anche spontaneamente possa rompersi. Il trattamento consiste nel cambio della protesi.

ALCL (Anaplastic Large Cell Lymphoma): tradotto in Italiano sarebbe Linfoma Anaplastico a grandi cellule. Sono in corso numerosi studi a livello internazionale per chiarire l’effettiva incidenza di questa complicanze. Al momento i dati noti sono la maggiore associazione con impianti caratterizzati da macrotesturizzazione (ritirati dal commercio) e l’insorgenza di sieromi tardivi (aumento di volume del seno per una produzione anomala di siero periprotesico, anche a distanza di anni). Anche se il termine Linfoma spaventi un po' tutti, si è visto che il trattamento combinato di rimozione della protesi e drenaggio del siero tende a risolvere completamente la malattia.

Credo che su questo argomento sia giusto ottenere informazioni ufficiali rilasciate dal Ministero della Salute e dalle due principali società di Chirurgia Plastica italiane che periodicamente emettono comunicati stampa: la SICPRE e l'AICPE.

12. MASTOPESSI CON PROTESI

La Mastopessi con protesi, prevede i principi base della Mastoplastica Additiva, con alcune differenze.

Ciò che cambia è legato alle indicazioni e di conseguenza all’intervento che verrà eseguito.

Si ricorre alla Mastopessi quando c’è bisogno di eseguire un lifting del seno per correggere la forma o ad esempio per risollevare il capezzolo.

A seconda dei casi, potrà essere sufficiente eseguire:

- M. circumareolare: cicatrice circolare solo intorno al complesso Areola-Capezzolo
- M. con cicatrice verticale: cicatrice circolare intorno al complesso Areola-Capezzolo e prolungata verticalmente in basso sino al solco
- M. a T invertita: cicatrice circolare solo intorno al complesso Areola-Capezzolo ed a T invertita, ovvero verticale ed orizzontale nascosta all’interno del solco mammario.

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